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Foto di Nino Carè da Pixabay

Il trauma nella violenza sessuale

“Immaginiamo un grande meteorite che colpisca la Terra. Farebbe un buco enorme. Ecco come il trauma colpisce l’identità della persona. E se questo trauma si ripetesse come un rituale notturno, possiamo comprendere come lo spavento e il danno continuerebbe negli anni.”

(Prof. Jerome Liss)

Foto di Nino Carè da Pixabay

Il trauma derivante dalla violenza sessuale è un evento catastrofico che colpisce direttamente l’identità della persona, si insidia nella sua intimità e la riempie di umiliazione e vergogna, ledendo il senso profondo di sé e delle proprie fondamenta.

Quando una donna viene stuprata continua a rivivere quel momento, giorno e notte, per anni; nel suo corpo si crea uno spazio riservato al vuoto e alla disperazione che non le permette più di sentirsi se stessa e di percepire il proprio corpo e i propri pensieri in maniera familiare generando una perdita del proprio potere personale e della possibilità di decidere della propria vita.

Disturbi associati al trauma da abuso sessuale 

Le donne vittime di stupro presentano, nel 90% dei casi, un Disturbo Acuto da Stress (ASD) e più di due terzi dei soggetti a cui viene diagnosticato un ASD finiscono per sviluppare, nell’arco di 2 anni dal trauma, un Disturbo Post-traumatico da Stress (Kring, Davison, Neale & Johnson, 2008).

Molte donne possono sviluppare anche i sintomi che soddisfano i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore che, in casi estremi, può portare anche al suicidio come atto estremo di liberazione da un dolore divenuto ormai insopportabile. Inoltre, come conseguenza del trauma subito, possono emergere disturbi psicosomatici, della sfera sessuale e amorosa e alimentari.

Emozioni fondamentali del vissuto traumatico

  • Dolore per le perdite o i gravi cambiamenti indotti dall’evento nella propria vita e nelle relazioni interpersonali.
  • Distruzione del senso di sicurezza e di protezione che porta a diventare sensibili ai minimi cambiamenti come uno sguardo, il tono della voce, ecc.
  • Rabbia verso l’aggressore e i responsabili dell’evento che genera un profondo senso di sfiducia.
  • Vergogna per la condizione di disagio e impotenza in cui ci si trova che può portare all’idea che gli altri ci guardino con gli occhi della commiserazione o che ci ritengano responsabili di ciò che è accaduto (errata percezione dell’etero-stima).
  • Colpa per non essere riuscite ad evitare l’inevitabile che può compromettere seriamente l’autostima.

Il corpo violato

Come spiega M. Stupiggia: “Caratteristica comune a questi disturbi derivanti dall’abuso sessuale è, pur declinata in varie forme, quella di un attacco diretto alla corporeità, nelle sue funzioni di ricezione del piacere, di capacità di creare intimità, di procreare e accudire, di portare cioè a compimento il proprio ed altrui destino biologico e di creare relazioni significative basate sull’intimità corporea.” (“Il corpo violato”, M. Stupiggia, 2007).

Le donne che subiscono tale violenza riferiscono di non sentirsi più padrone del proprio corpo e di provare una sensazione di perdita del sé: vi è una labilità dei propri confini protettivi che le fa sentire costantemente a rischio di invasione e perennemente esposta allo sguardo e al giudizio altrui.

Nei casi di trauma si verifica una scissione mente-corpo che si manifesta, usando le parole di Peter Goldberg, con un “ritiro della mente dal corpo”, una disconnessione tra le sensazioni corporee e gli stati cognitivi che si esprime a livello fisico con tensione muscolare, senso di mancanza d’aria e sensazioni viscerali che rievocano la paura senza, però, avere una corrispondente rappresentazione mentale.

“L’abuso è da intendersi come un trauma relazionale, con la complicazione aggiuntiva del fatto che esso è un trauma particolare: accade all’interno di una relazione, anche se unica ed occasionale, e porta quindi con sé tutte quelle conseguenze presenti nelle relazioni altamente distruttive”.

“Vi sono eventi che spezzano per sempre la continuità di una vita, che diventano spartiacque di cicli di vita o che addirittura ricacciano indietro anni luce ciò che era fino a quel momento parte integrante della usuale quotidianità. Questi eventi, che sono appunto traumatici, non solo creano una voragine nella geografia esistenziale di una persona, ma producono, di riflesso, anche una lacerazione nella trama logica della percezione che il soggetto ha della sua propria vita. Detto in altre parole, questi traumi spezzano in due la vita e la rappresentazione che ne abbiamo di essa. Questi eventi ci costringono ad un grande lavoro di riaggiustamento della nostra “mappa di coscienza”, ci costringono cioè a ricomporre in altro modo tutti gli elementi del nostro Sé: pensieri, sensazioni, movimenti e tutto il resto. Dobbiamo cioè “far tornare i conti”, fare in modo che le terribili esperienze vissute vengano in qualche modo rese inoffensive, arginate o confinate da qualche parte.”

(M. Stupiggia, “Il corpo violato”, 2007).

A cura di: Dott.ssa Sarah Pederboni


Dott.ssa Sarah Pederboni

Psicologa Psicoterapeuta ad orientamento corporeo Mi occupo di percorsi individuali, di coppia e di gruppo per riportare benessere e armonia nella vita delle persone.

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